Krzysztof Karasek - maestri di musica e immagini
premessa fondamentale: questo articolo fa parte di una serie di scritti che non sono articoli di critica letteraria.
non si intende, con questi contributi, approfondire in maniera scientifica un’opera o un autore. piuttosto, il desiderio è quello di omaggiare, pur in modo puntiforme, alcuni grandi maestri della poesia a cui la redazione si ispira molto.
bene. adesso parliamo di poesia.
non si contano gli autori che hanno scritto liriche sul tema della pioggia. basta usarlo questo termine “pioggia” e sicuramente nel retro della memoria echeggiano immagini poetiche tratte da letture scolastiche (e non, si spera).
tema molto battuto, quindi. senza dubbio rischioso: la banalità e dietro l’angolo. qui però si va sul sicuro. bastano due cose, anche se agli antipodi: pochi versi e tantissimo talento. buona lettura.
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COME LA VITA
Pioggia nel cuore della notte, un lampo
ha strappato la tenda del cielo, la pioggia
batte un ritmico staccato, una partitura terribile
che inizia con rabbia
e finisce singhiozzando.
19.VIII.2010
Krzysztof Karasek, Fuochi di bengala e altre poesie (traduzione, cura e postfazione di Leonardo Masi), Il Ponte del Sale, 2011
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si potrebbe partire dal titolo, per parlare di questa poesia, ma per ora teniamolo da parte. al testo non serve particolare parafrasi, il linguaggio è piano e molto accessibile.
ritmato, senza dubbio, dalle virgole che spezzano l’andamento dei primi tre versi. gli stessi che, almeno in traduzione, beneficiano anche di due momenti atti ad aumentare la temperatura epica del componimento, ossia gli enjambements alla fine dei versi 1 e 2 che donano corpo ai due elementi naturali (pioggia e lampo), facendoli svettare solitari.
leggendo viene quasi da trattenere il fiato di fronte a queste immagini, pronti a essere scossi dall’azione violenta e rumorosa, decisamente fisica, che s’intuisce essere in agguato.
seguendo questa linea, la poesia si fa ancora più corporea nei versi conclusivi, indossando abiti straordinariamente umani: rabbia e dolorosa tristezza. la partitura «terribile» del «ritmico staccato» sembra nascere e invecchiare sotto i nostri occhi in un tempo rapidissimo, bruciare e consumarsi come un fiammifero.
Karasek mette dunque a testo una immagine sfaccettata, prismatica e in evoluzione nel breve spazio offerto dalla lettura: pioggia come evento rabbioso e ardente che, però, si stempera in breve in un pianto sommesso.
ecco, adesso torna utile il titolo: Come la vita.
Articolo a cura della redazione di Heimat
Articolo a cura della redazione di Heimat
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