Boris Ryžij - maestri di musica e immagini
premessa fondamentale: questo articolo fa parte di una serie di scritti che non sono articoli di critica letteraria.
non si intende, con questi contributi, approfondire in maniera scientifica un’opera o un autore. piuttosto, il desiderio è quello di omaggiare, pur in modo puntiforme, alcuni grandi maestri della poesia a cui la redazione si ispira molto.
scrivere in poesia, quindi in musica, della musica stessa.
di più: scrivere di una melodia nascente, in crescendo, che prende il sopravvento e accudisce gli esseri umani.
c’è chi l’ha fatto, in pochi versi, e risponde a un nome siberiano:
Boris Ryžij (1974-2001).
godetevi questa sinfonia.
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Sopra la sua sacca, in un buio androne,
suona il sassofono la notte intera,
mentre nel parco dorme l’ubriacone,
disteso sul giornale della sera.
E se non muoio, dico per davvero,
un musicante diverrò io pure,
con la camicia bianca e il fiocco nero
per strada suonerò le notti intere,
così che dorma, ebbro fino in fondo,
l’ubriacone e sorrida al firmamento:
dormi, senza curarti più del mondo,
e sia musica, musica soltanto.
Boris Ryžij, … e così via…, a cura di Laura Salmon, Il Ponte del Sale, 2018 prima edizione, 2023 seconda edizione riveduta.
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a ben vedere, la prima strofa è cinema.
dettaglio: la sacca (aperta per le offerte?)
campo medio: l’androne buio, capiamo di essere in una città.
campo largo: la notte, siamo in un esterno-notte, quindi.
cambio di inquadratura, campo medio: l’ubriacone nel parco.
dettaglio: il giornale, specificamente quello della sera, fresco di stampa.
in quattro versi Ryžij fa volare lo sguardo del lettore, ponendo a testo poche immagini, ma chirurgiche, con cui dipinge un notturno cittadino di vividissima resa.
apre su un dettaglio e chiude su un dettaglio, con una circolarità che dona senso di compiutezza all’attacco di questa lirica.
e la musica.
il testo si apre all’insegna del suono malinconico del sassofono, splendidamente “ambientato” in una situazione molto jazz: una notte insonne trascorsa in compagnia del proprio strumento.
poi, il colpo di reni: appare la morte, intesa non come remota possibilità o pensiero ispirato dalla situazione.
no, qui la morte è tangibile, alita sul collo della voce poetante, che ragiona quasi per assurdo nell’immaginarsi una vita che non termini di lì a poco, prematuramente.
sui brividi che può generare una lettura del genere tenendo a mente la biografia di Ryžij non serve neanche soffermarsi.
ma cosa viene contrapposta alla morte? L’arte, la vita pulsante delle note.
«un musicante diverrò io pure» annota l’io lirico, in un movimento dell’immaginazione che non è solo risarcitorio, bensì liberatorio: se la morte concederà del tempo, esso verrà impiegato per dedicarsi alla musica, lontani finalmente dai pensieri oscuri con cui si è aperta questa strofa.
e come sarà essere un musicante?
niente fama, solo un semplice desiderio di eleganza da sfoggiare, tuttavia, per strada.
La voce poetante non sogna teatri e fiumi di applausi, ma un piccolo cantuccio e un ritaglio di notte per poter suonare, fino a perdere il conteggio delle ore.
ancora, il pubblico non sarà quello dell’alta società, stretto in abiti eleganti, ma un ubriacone addormentato da qualche parte in un parco, forse su una panchina.
ecco allora, accompagnata dalla potente apertura di orizzonte del sorriso verso il «firmamento», che l’io lirico svela una delle possibili letture del componimento.
con un ultimo, efficacissimo, rivolgimento di senso la voce poetante increspa il proprio tono, incrinandone il dettato, che si fa quasi stanco, disperato: se la morte concederà della vita, inaspettata, il desiderio sarà quello di dedicarsi all’arte per vegliare sugli ultimi, così che l’ubriacone possa trovare ristoro da un’esistenza difficile, almeno mentre dorme.
non sarebbe scorretto, forse, ipotizzare anche una lettura identificativa dell’io lirico nell’ubriacone addormentato, incapace di ordinare i propri giorni e desideroso di un appiglio notturno in cui, almeno per quelle poche ore, la vita altro non sia che «musica, musica soltanto».
Fotografia di copertina utilizzata per gentile concessione de Il Ponte del Sale e tratta dal loro sito web.
Articolo a cura della redazione di Heimat
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